mercoledì 9 luglio 2014

Ritorna il Caffè Letterario, con una sorsata di una intensa lettura, che vi porterà sul misterioso Sentiero dei Profumi.

Benvenuti tra le mie pagine,

Buongiorno! Sentite anche voi il fragrante e intenso profumo del caffè? 
Si, perché questo è il profumo che lascia la rubrica ”Caffè Letterario”, che dopo una lunga assenza ritorna ad allietare il vostro risveglio e la vostra voglia di lettura, stuzzicandovi, con un delizioso libro da assaporare insieme all’insostituibile caffè mattutino.
Purtroppo, la vita frenetica e gli impegni, mi hanno impedito il continuo di questa rubrica, ma finalmente! spero di poter riuscire a portare avanti questa rubrica a cui tengo molto e che mi ha lasciato molte soddisfazioni, forse perché quello che ho sempre amato è proprio ”il caffè e la lettura” quindi, un accoppiata vincente dal mio punto di vista.
Visto che il miglior modo di svegliarsi è con l’intenso e deciso profumo del caffè,  non c’è niente di meglio che accompagnarlo con delle pagine che di profumo se ne intendono, e questo romanzo è senza dubbio azzeccatissimo, dato che mi è rimasto nel cuore proprio come quello di Valentina Cebeni, L’ultimo battito del cuore, sono lieta di presentarvi  ancora una volta...
Il sentiero dei profumi di Cristina Caboni
Un libro di cui sicuramente avete già sentito parlare e di cui vi avevo proposto l’anteprima al momento della sua uscita avvenuta l’8 Maggio. Adesso, vi ripropongo una sorsata di questa intensa lettura, da sorseggiare con il vostro caffè, così potreste scoprire o riscoprire la gioia e il piacere dei sensi, seguendo Il sentiero dei profumi
La vita mi ha messo alla prova.
Ma con l'iris ritrovo la fiducia.
Con la vaniglia mi sento protetta.
Perché i profumi sono la mia strada.
Il profumo è il sentiero. Percorrerlo significa trovare la propria anima.
Elena non si fida di nessuno. Ha perso ogni certezza e non crede più nell'amore.
Solo quando crea i suoi profumi riesce ad allontanare tutte le insicurezze. Solo avvolta dalle essenze dei fiori, dei legni e delle spezie sa come sconfiggere le sue paure. I profumi sono il suo sentiero verso il cuore delle persone. Parlano dei pensieri più profondi, delle speranze più nascoste: l'iris regala fiducia, la mimosa dona la felicità, la vaniglia protegge, la ginestra aiuta a non darsi per vinti mai. Ed Elena da sempre ha imparato a essere forte. Dal giorno in cui la madre se n'è andata via, abbandonandola quando era solo una ragazzina in cerca di affetto e carezze. Da allora ha potuto contare solo su sé stessa. Da allora ha chiuso le porte delle sue emozioni.
Adesso che ha ventisei anni il destino continua a metterla alla prova, ma il suo dono speciale le indica la strada da seguire. Una strada che la porta a Parigi, la capitale del profumo, dove le fragranze si preparano ancora secondo un'arte antica. Le sue creazioni in poco tempo conquistano tutti. Elena ha un modo unico di capire ed esaudire i desideri: è in grado di realizzare il profumo giusto per riconquistare un amore perduto, per superare la timidezza, per ritrovare la serenità.
Ma non è ancora riuscita a creare l'essenza per fare pace con il suo passato, per avere il coraggio di perdonare. C'è un'unica persona che ha la chiave per entrare nelle pieghe della sua anima e guarire le sue ferite: Cail. Cail che conosce la fragilità di un fiore e sa come proteggerlo e amarlo. Perché anche il seme più acerbo, quando il sole arriva a riscaldarlo, trova la forza di sbocciare.
Il sentiero dei profumi è un debutto italiano che è già un fenomeno editoriale internazionale. Conteso in patria dagli editori, è stato venduto in tutta Europa. Cristina Caboni è un'autrice che conquista ed emoziona, che commuove e stupisce. E lo fa con una storia indimenticabile sulle insicurezze dell'animo umano e sul coraggio per affrontarle. Sulle cicatrici del passato che solo l'amore più profondo può rimarginare.

Scopriamo qualcosina su questa intensa penna. Cristina Caboni.
Cristina Caboni vive in provincia di Cagliari con suo marito e i loro tre figli. Oltre a dedicarsi a tempo pieno alla scrittura, lavora per l’azienda apistica di famiglia, occupandosi principalmente della cura delle api regine. Un’altra sua grande passione sono le rose, delle quali coltiva una grande varietà di specie. Il mondo dei profumi e delle essenze naturali la accompagna da lungo tempo, e il suo primo romanzo Il sentiero dei profumi vuole essere un omaggio a quanto di più affascinante si cela dietro un odore, che sia quello di un ricordo lontano, un amore perduto e irraggiungibile, una speranza che sa di nuove opportunità.
Andate a trovarla su:
IL SENTIERO DEI PROFUMI
«Chiudi gli occhi, piccola.» 
«Così, nonna?» 
 «Sì, Elena. Così. E ora fai come ti ho insegnato.»
Con le mani poggiate sul tavolo, in penombra al centro della camera, la bambina tiene gli occhi serrati. Le dita sottili scivolano lungo la superficie e si aggrappano al bordo smussato davanti a lei. Ma non sono le essenze conservate nei flaconi che ricoprono la parete ciò che percepisce con più forza. È l’impazienza di sua nonna. È l’odore della propria paura.
«Allora?»
«Ci sto provando.» La vecchia serra le labbra. L’odore della sua rabbia è acre, ricorda l’ultimo fumo che sprigiona la legna quando è quasi cenere. Tra un minuto la colpirà e poi andrà via. Elena lo sa, deve resistere ancora un po’, solo un po’. «Impegnati, devi concentrarti. E chiudi gli occhi, ho detto!» Lo schiaffo le sposta appena i capelli. Finto, come tutto il resto. Come le bugie che le racconta sua nonna, e come quelle che Elena a sua volta le dice. «Allora, dimmi cos’è!» Si è stancata di aspettare e ora le agita sotto il naso una fiala di essenze. Ma non è una semplice risposta ciò che desidera da lei. Vuole ben altro. Qualcosa che Elena non ha nessuna intenzione di darle. «Rosmarino, timo, verbena.»  Un altro colpo. Le lacrime le bruciano in gola. Ma non cede e, per farsi coraggio, comincia a canticchiare un motivetto. «No, no. Non restare fuori. Entra, cercalo... Fa parte di te, devi sentire ciò che ti suggerisce, devi comprenderlo, devi amarlo. Prova ancora, e questa volta concentrati!» Ma Elena non ama più i profumi. Non vuole vedere i prati lungo il corso del fiume dove sua madre la portava da piccola, appena fuori del paese. Non vuole udire il rumore dell’erba tenera che cresce, né quello dell’acqua che scorre.
Non vuole sentire gli occhi delle ranocchie che la fissano da sotto il canneto. Stringe nuovamente le palpebre e serra i denti, decisa a tenere fuori tutto. Ma in quel nero appena punteggiato di chiaro esplode una scintilla. «Il rosmarino è bianco.» La nonna spalanca gli occhi. «Sì», mormora mentre la speranza
accende il suo sguardo. «Perché? Raccontami di lui.» Elena apre la bocca, lasciando che le emozioni le scivolino dentro, riempiendo la mente e l’anima.
Socchiude gli occhi, spaventata. «No! Non voglio! Non voglio!» La nonna impietrita la guarda correre via. Scura in volto, scuote la testa e si abbandona su uno sgabello. Dopo un lungo sospiro si rialza e apre le imposte. La luce stanca della sera penetra all’interno del laboratorio che appartiene alle Rossini da più di tre secoli. Lucia raggiunge la credenza in legno massiccio che occupa l’intera parete, accarezza i volumi ordinati davanti a lei, poi con calma ne sceglie uno. Lo stringe al petto per un istante e, dopo essersi seduta al tavolo di legno lucido, lo apre, sfogliandolo con cura. Le dita scorrono sulle pagine ingiallite dal tempo come hanno fatto innumerevoli altre volte. Anche in quel momento sembra che Lucia cerchi qualcosa. Ma non c’è nulla in quella grafia ordinata che possa aiutarla a spiegare alla nipotina che il profumo non è qualcosa che si sceglie. Il profumo è il sentiero. Percorrerlo significa trovare la propria anima. ... 
18 ANNI DOPO
UN INCONTRO SPECIALE
Il Marais era uno dei pochi quartieri ad aver conservato il carattere della Parigi seicentesca. Elena si aggirava tra i vicoli stretti, in cerca dell’appartamento in cui avrebbe cominciato la sua nuova vita. Si fermò accanto all’insegna di una boulangerie, guardando per l’ennesima volta il pezzo di carta sul quale aveva segnato l’indirizzo. Rue du Parc-Royal, al numero dodici. «Eccoti, finalmente», esclamò poco dopo davanti a un arco in pietra. Si tirò dietro il trolley ed entrò nel cortile. La sua amica Monique le aveva mandato un SMS. Era passata nel pomeriggio, le aveva portato un po’ di spesa e aveva lasciato la porta socchiusa. In teoria lei avrebbe dovuto giusto spingere con un po’ di energia. Con entrambe le mani sul portone, Elena fece come le aveva indicato l’amica. Ma non accadde nulla. Spinse allora, con tutte le sue forze. Il portone si spalancò di colpo, catapultandola in avanti. Cercò di recuperare l’equilibrio, le mani in avanti, il respiro affannato. Lanciò un grido quando l’oscurità sembrò inghiottirla, mentre la sua corsa terminava contro un ostacolo e le ginocchia le cedevano. «Che diavolo...?» Un braccio robusto l’afferrò alla vita, frenando la sua caduta. «Tutto bene?» A Elena servì qualche secondo per rendersi conto di ciò che era successo. Per fortuna quell’uomo l’aveva afferrataprima che finisse sul pavimento. Le ci mancava solo quello, pensò un po’ stordita. «Sì, grazie», mormorò. Lui non rispose. Elena si agitò, nervosa. «Può lasciarmi ora», gli disse un po’ imbarazzata, mentre lui continuava a tenerla stretta. All’improvviso l’uomo la lasciò andare, facendosi poi da parte. «Non volevo spaventarla», fece brusco. Elena si afferrò alla voce dello sconosciuto, alla nota dolente in fondo a quella frase. Le emozioni che l’avevano oppressa un attimo prima si erano dissolte. Erano state sostituite da altre, infinitamente più interessanti. C’era del dolore nelle parole di quell’uomo. Una sofferenza antica, ingiusta. Elena si domandò perché e provò un’inspiegabile frustrazione nel pensare di non poter avere una risposta. Voleva conoscerlo, voleva sapere. Non era qualcosa di ben definito, si trattava più che altro di istinto. «Non riesco a vederla», gli rispose trovando la sua mano e afferrandosi a lui, tenendolo forte quasi volesse consolarlo per quell’assurdità. Non l’aveva spaventata, perché poi? Con le dita avvinghiate alle sue, si girò per vedere il suo viso. La luce dei lampioni che penetrava dal portone delineava la figura massiccia dell’uomo, lasciandolo tuttavia in ombra. Elena non riusciva a distinguere altro che una sagoma robusta. Era molto alto, la voce un po’ aspra, ma allo stesso tempo cortese, profonda. «Non ho paura di lei», disse. E gli sorrise. Lui non rispose, limitandosi a tenere le dita di lei che non volevano lasciarlo andare. Elena sapeva che era irragionevole, era persino assurdo. Ma in quell’ultimo periodo aveva smesso di agire in modo ragionevole. «Ha un buon profumo.» Fu un impulso quella confessione, le parole semplicemente le sfuggirono dalle labbra. Subito dopo arrossì. Cielo, sembrava volesse rimorchiarlo! «Scusi, crederà che io sia matta. Ma ho avuto una giornata orribile e la prima cosa positiva che mi è accaduta è stato il suo... salvataggio. Se lei non mi avesse afferrato sarei finita distesa sul pavimento, una fine degna di questa giornata tremenda. Ero semplicemente sconcertata perché il portone si è aperto all’improvviso...» «Di cosa?» Elena ammutolì. «Di cosa... che?» «Ha detto che ho un buon profumo. Di cosa?» «Ah, sì», rise, un suono leggero, vellutato. «È un po’ una deformazione professionale.»  Ma lui non rideva, continuava a fissarla intensamente. Elena sentiva quello sguardo su di sé, percepiva l’importanza di quella risposta e delle parole che quell’uomo, chiunque fosse, aspettava. Si concentrò, allora, e lasciò che il profumo di lui le parlasse, raccontandole cose che lei sola avrebbe saputo cogliere. «Sa di pioggia, di freddo, ma anche di sole. Di parole pensate, di lunghi silenzi e di riflessione. Sa di terra e di rose... Lei ha un cane ed è una persona gentile, che si ferma ad aiutare e che si addolora per ciò che ha dentro il cuore.» Un altro lungo silenzio. Poi l’uomo ritirò le mani, quasi di scatto. «Devo andare ora. Lasci il portone aperto, la luce dell’androne non funziona. Faccia attenzione.» La lasciò, indietreggiando un passo alla volta, senza distogliere lo sguardo da lei. Solo una volta raggiunta la porta si voltò e uscì. Elena represse il desiderio improvviso di richiamarlo indietro. Sollevò il viso e cercò ancora quel profumo. Era una promessa mantenuta, era la dolcezza della fiducia, il peso e la responsabilità insieme. Era azione e bisogno. Cercò ancora nella notte, fiutando l’aria, provando a rintracciare quel filo che andava scomparendo. Ma per quanto desiderasse afferrarlo, era svanito, lasciandole dentro quasi un senso di struggimento.

Cosa è successo alla piccola Elena? Perché Ora odia i profumi? Cosa si nasconde nel suo passato? Quando e perché decide di percorrere il sentiero dei profumi? Chi è quest’uomo misterioso?
Tante piccole curiosità attendono soddisfazione e l’unico modo per sciogliere i nodi che intrecciano questa storia è leggerla, quindi chi ancora non ha letto questo romanzo, non deve far altro che seguire la scia di profumo lasciata dalle incantevoli pagine scritte da Cristina Caboni e percorrere insieme a lei il magico e misterioso sentiero dei profumi. E come sempre...  

                   Buona Lettura

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