La biblioteca teologica del Monastero di Strahov a Praga

La bacheca dei libri, ha come modello questa immensa fonte di conoscenza perché: "La lettura è per la mente ciò che l'esercizio è per il corpo

Novità e successi della NORD Editore

Ecco le novità da non perdere e il successo di "Vita dopo vita" che come sottolinea l'Espresso:«La nostra eroina muore e rinasce innumerevoli volte; e il lettore la segue in un crescendo di suspense che sta la fantascienza e il miglior realismo magico. Un romanzo così non si era mai visto.»

Novità e successi della Dunwich Edizioni

La Porta dei cieli, il thriller archeologico protagonista del Blog Tour ancora in corso; Il successo dell'horror "William Killed The Radio Star" uno sfondo musicale dalla intricata indagine psicologica e le attese novità legate ai concorsi della Dunwich.

I 5 romanzi finalisti del Premio Strega 2014.

Ecco i romanzi candidati a entrare nell'immortale albo d'oro del Premio. Il favorito è "Non dirmi che hai paura" vincitore del Premio Strega Giovani. Alla finale del 3 Luglio ha vinto il prezioso elisir Francesco Piccolo con "Il desiderio di essere come tutti".

Novità editoriali da non perdere

Ecco le fresche letture che hanno attirato la mia attenzione. Da un Amore Alieno a Per sempre insieme,dalla passione di Così come sei al distopico fantasy Mystic city, ma un Eccezione serve sempre quindi non perdetevi l'eccezionale caos di sentimenti scritta dall'islandese Audur...

lunedì 4 novembre 2013

Socchiuse gli occhi e mi studiò con attenzione, con una tale intensità da farmi venire i brividi. La sua espressione era di solito triste e confusa, ma in quel momento vidi tutt’altri sentimenti nel suo sguardo. Ansia e paura. "Hai delle alternative" bisbigliò rauca. "Ma accettare il tuo destino è quella più sicura." Il bacio della morte

Recensione
Ben ritrovati appassionati lettori, mi ritrovo di nuovo a riaggiornare le mie letture e a lasciare la mia recensione su un’altro Urban Fantasy che ha attirato la mia attenzione e di cui vi avevo già accennato. Parlo del libro di Marta Palazzesi, Il bacio della morte, il primo volume della saga “La casa dei Demoni”.  Di questa saga, è stato pubblicato il 9 Ottobre, il secondo volume che si intitola “Il sogno dell’incubo” e contiene anche il prequel del primo volume “Il marchio di Damian”
 Questo romanzo è stata una scoperta postuma, infatti nonostante è uscito nel mese di Gennaio, ho affrontato la sua lettura solo recentemente e tengo a precisare che non ho letto l’Accademia dei Vampiri di Richelle Mead, che a quanto pare molti lettori, hanno notato delle similitudini tra i due romanzi. Presto rimedierò alla mia mancanza, ma intanto vi rilascio il mio giudizio come lettrice.
Allora, cosa penso di questo romanzo?
 Beh! a prescindere dal genere io penso che un libro per essere considerato un bel libro deve almeno appassionare il lettore, altrimenti diventa un bell’oggetto d’arredamento. Se ti spinge alla rilettura automatica, diventa un buon libro, perché vuol dire che oltre a essere bello, ha lasciato una traccia che istintivamente andiamo a ricercare.
 Questa giovane autrice, nonostante questo è il suo primo libro, ha dimostrato subito i suoi colori da scrittrice, infatti il suo talento viene messo in chiaro nel momento in cui è stata in grado di catturare il lettore con la sua scrittura, che scorre limpida e fresca come l’acqua di un ruscello a primavera. Questa storia che si sviluppa sullo scenario di una scuola speciale, chiamata Palazzo, situato nella suggestiva Romania, celata agli occhi dei comuni mortali, un po’ come la mitica scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Marta Palazzesi, dimostra di possedere l’abilità di un bravo marionettista, che con destrezza riesce a muovere i fili che legano i suoi personaggi e allo stesso tempo a incantare il lettore nella sua narrazione.
  La trama e i personaggi che ha costruito mostrano dei risvolti nuovi rispetto ai soliti canoni, infatti non ci troviamo davanti a personaggi da classiche leggende metropolitane come vampiri, licantropi o le classiche battaglie tra bene e male, popolate da angeli e demoni e ciò le concede un punto a suo favore. A popolare questa saga sono i demoni e i semi demoni, nati dall’unione con gli umani. Tra le varie specie di demoni, i protagonisti sono i cacciatori, che tra virgolette sono schierati dalla parte del bene infatti, proteggono gli umani dai sanguinari demoni Azura, che popolano il sottosuolo. Questi demoni dalle fattezze umane, hanno dei poteri particolari che li contraddistinguono e si suddividono in varie categorie, gli incubi, sono dei demoni che hanno il potere di entrare nella mente e comandare i sogni. I succubi, sono dei demoni che si nutrono e traggono forza dalla vita degli esseri umani e ciò gli rende come dei parassiti. I personaggi principali sono Thea, una giovane cacciatrice che ormai al suo ultimo anno di preparazione, sta per iniziare a combattere gli Azura. Figlia di un Incubo e di una umana, ha il potere di entrare nella mente e creare incubi. Mostra il tipico carattere che una vera eroina deve avere, forte, coraggiosa, determinata e ribelle. Al suo fianco si muovono gli amici, Serena, la figlia del rettore del Palazzo, Came e Shane. A emozionare la storia insieme a Thea è il misterioso e tenebroso Damian, di cui si sconosce la provenienza e i poteri. Di Damian e delle sue oscure origini si parla, nel prequel “Il marchio di Damian”, che narra le sue vicende prima dell’arrivo al Palazzo, quando si unisce ai cacciatori nell’implacabile lotta contro coloro che considera i suoi temibili nemici.
Ma chi è in realtà Damian?
Bella domanda. Per scoprirlo bisogna assolutamente leggere il prequel, e così vediamo come nella triste e solitaria infanzia di Damian tra gli umani, sia finito a vivere nel mondo sotterraneo con i temibili demoni Azura e crescendo i suoi potenti poteri, lo hanno fatto diventare un dei seguaci del loro re, tanto da essere stato marchiato come uno di loro, nonostante sia figlio di un umano e di una demone succube. La morte di coloro che desiderava proteggere ricevendo anche il marchio, spinge Damian a ribellarsi e a combatterli.
 Il titolo lo trovo azzeccato. La spiegazione diventa chiara dopo aver letto anche il prequel, che rivela perché un bacio di Damian può essere mortale. Il nostro bel tenebroso infatti, come mezzo succubo, ha ricevuto anche il potere della madre è può assorbire l’energia vitale degli esseri umani, ma a differenza di lei, non dipende da questo per sopravvivere. Come potrebbe non essere mortale un suo bacio?
Secondo me, è questo che ha portato la nostra autrice a scegliere questo titolo.
 Come in ogni Urban fantasy che si rispetti gli ingredienti ci sono tutti: protagonisti sovrannaturali, una ribelle combattente e un misterioso tenebroso da cui tutto ci si aspetta e un amore pieno di ostacoli in vista. Definirei questo romanzo come un’introduzione alla storia vera e propria che secondo i presupposti dovrebbe svilupparsi appieno già dal secondo libro, infatti sono Thea e Damian a introdurre quello che si prospetta un intricante e avvincente seguito per questo primo volume. Non avendo letto l’Accademia dei vampiri, non posso pronunciarmi su una valutazione negativa, inoltre se fosse un brutta copia di questo romanzo non credo proprio che la rispettata casa editrice Giunti, si sarebbe impegnata di propria iniziativa a voler pubblicare questo romanzo, andrebbe contro i propri interessi, che non sono pochi. Infatti, come ha confermato con suo grande stupore la stessa autrice è stata proprio la Giunti a contattarla e proporle il contratto. Senza ombra di dubbio un’occasione imperdibile per qualsiasi scrittore e senza talento ciò è impossibile. 
Consigliato? 
 Sicuramente si. Godetevi questa piacevole storia che come ho già detto considero un’ introduzione e poi non mancate il seguito, che personalmente mi aspetta a braccia aperte, per sapere cosa combinerà questa imprevedibile eroina. Quali sono i suoi veri sentimenti verso il misterioso Damian? Alla fine lo seguirà nel mondo sotterraneo? Come reagirà quando scoprirà chi è in realtà? E perché il fantasma della madre di Serena la sua cara amica la segue con la vecchia foto della figlia? Questo mistero sarà legato ai continui tentativi da parte degli Azura di rapire Serena o era realmente per Damian? Interrogativi che mi aspetto di risolvere man mano che leggerò questa saga. Altrimenti.... Mah! No...! sono sicura che la nostra Marta saprà regalarci una saga davvero emozionante. 

Un pensiero, un caffè, un dolce sorriso e... un travolgente romance per te. Perché? Sta per iniziare...

Caffè letterario
Buongiorno!
   Amici in lettura, visto che in questi giorni vi ho un po’ trascurato, è giunto il momento di coccolarvi un pochino, così eccomi qui con un dolce caffè e delle fresche pagine piene di una travolgente storia d’amore per darvi il giusto tono per affrontare una nuova giornata.
Un libro si sa, non va giudicato dalla copertina, ma come Twilight, ad attirare la mia attenzione su questo romanzo pubblicato questo giugno dalla Sperling & Kupfer è stata la sua copertina, che mi ha conquistato per la delicata e pura bellezza eterea di questa fanciulla dormiente vestita di quel blu che come i fiordalisi, risalta i suoi tratti nordici, come la sua scrittrice, Simona Ahrnstedt, che direttamente dalla Svezia, la patria del prestigioso Premio Nobel, mi ha travolto con questo romance,  dai toni accesi. 
Ma chi è questa nordica scrittrice?

Simona Ahrnstedt è nata a Stoccolma, si è laureata in psicologia e oltre a scrivere romanzi, lavora come terapista. Ha collaborato con diverse riviste, occupandosi di scrivere articoli sulle relazioni tra uomini e donne. Il suo primo romanzo è stato Ritratto di donna in cremisi, che ha ottenuto un enorme successo di pubblico e di critica in Svezia, dove ha inaugurato un genere per poi farsi conoscere anche sul mercato letterario internazionale
He! He!   Una specialista in relazioni tra coppie, per coinvolgerci in questo intrigo amoroso, che sotto lo scenario di una storica Svezia del 1349, ci racconta di un travolgete amore, nato per un fatale ma destinato errore, perché Illiana, una giovane fanciulla, pura e fresca come la rugiada del primo mattino, è destinata nonostante il matrimonio già combinato dai suoi genitori a incontrare Markus, un vero e proprio cavaliere nero, che sembra uscito dalle tremolanti storie raccontate al focolare. E come un libro non va giudicato solo dalla copertina, ma dal suo contenuto, anche Markus non è quello che sembra e quando Illiana scopre il suo vero volto, l’amore per colui che si è distinto solo per la sua ferocia nelle battaglia è travolgente come un fiume in piena, ma il gelido vento del nord soffia forte e impetuoso contro questo amore. Riuscirà Illiana con la sua bellezza semplice e delicata come i fiordalisi, a farsi amare e a liberare l’indomito cavaliere dalla gelida armatura che protegge il suo cuore?
  Tra battaglie, intrighi, e forti passioni, scopriamo come andrà a finire la storia d’amore tra il temuto cavaliere Markus e la delicata e innocente Illiana, iniziando da questo assaggio da goderci insieme al nostro caffè.
Östergötland, maggio 1349, giorno dell’Ascensione
  ILLIANA Henriksdotter conosceva bene la verità. Non aveva molti pretendenti tra cui scegliere.
 Abbassò lo sguardo sulle mani che stranamente riposavano immobili in grembo. Malgrado se le fosse lavate nel secchio, le unghie recavano ancora tracce di terra, così cercò con discrezione di rimuovere i residui. Aveva trascorso l’intera mattina inginocchiata nell’orto. Ormai la natura era in fiore: le erbe medicinali, le piante aromatiche e i teneri ortaggi spuntavano, germogliavano e crescevano, e per lei quello era il periodo più impegnativo. In quel momento, poi, pensava che avrebbe di gran lunga preferito concentrarsi sulle sue faccende. È inutile stare a girarci intorno, il fatto è che...  “Nessun altro vorrà sposarla comunque», sentenziò sua madre con voce alta e aspra. Ecco! Anche se era giunta lei stessa a quella conclusione, faceva male sentirlo dire apertamente. In poche parole, era una ragazza «impossibile da accasare”. La madre, Rikissa, continuò: “Tanto vale accettare la proposta di Axel. Prima che diventi troppo vecchia. Axel è sempre meglio di niente”. Abbozzò una smorfia d’insoddisfazione che sembrava dire: Meglio di niente, ma non di molto. ... Illiana rimase in attesa. Era suo padre che prendeva le decisioni nella tenuta, ma lei sapeva che dipendeva completamente dalle opinioni e dai consigli della bella moglie. Lei era intelligente. Lui solo privo di scrupoli. “Annunceremo il fidanzamento durante la cena di questa sera”, stabilì Rikissa, e in risposta il padre abbozzò un cenno d’assenso.  “Meglio approfittare della proposta”, continuò la donna. “Tutti i suoi pretendenti sembrano colpiti da un maleficio.” Illiana, purtroppo, sapeva che era vero. Il suo primo promesso sposo era morto alla vigilia del matrimonio. Nessuna stranezza, solo sfortuna: era caduto, si era ferito e non ce l’aveva fatta. Il secondo si era ammalato e aveva lasciato questo mondo a poche settimane dalle nozze. Entrambi erano ragazzi giovani, figli di amici del padre, ma Illiana non li aveva mai conosciuti e, quindi, non li aveva pianti. In seguito nessun altro si era fatto avanti. Aveva compiuto quindici, sedici e diciassette anni senza che nessuna famiglia si risolvesse ad accoglierla come nuora. Non c’erano state voci esplicite, ma lei era convinta che la considerassero una che portava sfortuna. E sospettava pure che l’abilità con le erbe non avesse migliorato la sua reputazione. Indugiò sull’innocente macchiolina e pensò alle piante di prezzemolo e basilico. Conosceva anche le erbe velenose, ovviamente, però le evitava: non ne aveva alcun bisogno e sapeva – lo sapeva con fermezza – che non avrebbe mai potuto attentare alla vita di chiunque. Tuttavia, dato che i suoi promessi sposi si ostinavano a morire, sul suo conto erano incominciate a fiorire voci e dicerie. Non che l’avessero accusata di niente, comunque. Dopotutto non suscitava un grande interesse nelle persone. Sospirò. Se pensava a tutte le delusioni che aveva dato a sua madre, questa era senza dubbio la più grande. E nessuno sapeva essere deluso quanto Rikissa. Il padre scosse la testa grigia e le rivolse un’ultima occhiata infastidita. “Dovrò parlare ad Axel della dote.” Dunque era deciso: sarebbe andata in sposa ad Axel il contadino. ... Lei non era né un’erba profumata né un fiore grazioso e delicato. Fu Axel a farglielo capire, a definire con precisione ciò che aveva sempre sospettato. Lei era buona, piena di risorse e spesso sporca di terra. In poche parole, era una rapa. ...  In un villaggio vicino, lo stesso giorno  MARKUS Järv, cavaliere svedese e braccio destro di re Magnus Eriksson, si dondolò sulla sedia facendola scricchiolare. La coppa davanti a lui era vuota. Era sghemba e fabbricata malamente, proprio come la logora seggiola. Si guardò attorno. Ogni cosa lì dentro sembrava opera del medesimo artigiano incapace. Era tutto grezzo, brutto e scomodo. Non che gliene importasse, comunque. Aveva visto di peggio. Tornò a terra con un tonfo e attese che qualcuno o qualcosa spezzasse il silenzio, ma non accadde nulla. Meditò se fosse il caso di chiamare la moglie del fattore che era scomparsa dopo averlo servito. Forse lei e gli altri avevano finito la birra. Possibile, ma improbabile. Stavano alla larga perché avevano paura. Nello stesso istante in cui lui e i suoi uomini avevano messo piede nel villaggio sui loro cavalli, la notizia del loro arrivo si era diffusa come un fulmine. I volti erano sbiancati, i bambini erano stati tirati dentro casa e le porte sprangate. La cosa in sé non era preoccupante, anzi. Possedere la fama di portatore di sventura e crudeltà presentava parecchi vantaggi. Le persone, per esempio, quando avevano la mente invasa dal terrore, tendevano a dargli ciò che lui voleva più rapidamente e senza sollevare proteste. A volte però era oltremodo disagevole. Uno dei nuovi soldati entrò nella stanza. Era un giovane allampanato che gli era stato rifilato dal re in persona quella mattina stessa prima che si separassero; uno di quei paggi che si aspettavano che addestrasse, educasse e tenesse in vita finché diventavano grandi abbastanza da morire con le proprie mani. ... “Mi avete chiamato?” continuò il giovane con voce zelante e incerta insieme. ... “Ti ricordi la donna che abbiamo visto poco fa?” gli chiese ora Markus. L’aveva notata fuori da un edificio grigio. A differenza degli altri abitanti del villaggio, non aveva abbassato gli occhi al loro arrivo e, invece di farsi la croce per proteggersi da quei forestieri vestiti di nero, li aveva seguiti con uno sguardo interessato e un sorrisino, giocherellando con un dito attorno al collo della veste. Era difficile fraintendere quel messaggio. Markus aveva fermato il cavallo e soppesato l’invito. Era strano, ma molte donne erano grate per tutto ciò che spezzasse la tristezza e la monotonia della loro quotidianità, anche se – o forse soprattutto se – l’interruzione giungeva sotto le sembianze di un famoso cavaliere. Markus aveva seguito con lo sguardo le linee formose e aveva pensato che, dopotutto, avrebbero potuto sostare in quel posto, per la notte. Non stava con una donna da molto tempo, da quando era tornato dalla Russia. All’aspetto pareva una vedova e a lui piacevano le vedove: decidevano della loro vita e non erano complicate. “Non ho visto nessuna donna. Avrei dovuto?” Markus fece una smorfia. Quel disgraziato non vedeva e non si accorgeva mai di niente. Era un miracolo che fosse ancora vivo.  “Capelli biondi”, gli spiegò. “Bocca grande, vestiti grigi. Disponibile. Portamela qui.”   “Ma che cosa le dico?”    “Che ti ho mandato io”, rispose Markus allungando le gambe sotto il tavolo. “Che ti ha mandato Järv.” IL cielo sopra Illiana era di un blu profondo. Alti abeti e alberi dalla chioma brillante circondavano il lago e si aprivano in un cerchio verde che si innalzava verso la volta celeste. Illiana galleggiava sulla schiena, al centro dello specchio d’acqua. L’acqua non era della temperatura ideale per fare il bagno, eppure lei voleva trattenervisi un altro po’, perché c’era qualcosa in quel freddo glaciale che la tranquillizzava. Ogni volta che si muoveva l’acqua gelida turbinava su di lei ricoprendo la pelle che era riuscita a scaldare al sole, così cercava di fluttuare restando il più ferma possibile. Quando reclinò lentamente il capo all’indietro i seni si sollevarono oltre la superficie dell’acqua, facendola rabbrividire. Chiuse gli occhi e si lasciò sopraffare dai sensi. L’aria odorava di bosco e di estate. Un’anatra selvatica era scivolata tra i giunchi con i suoi piccoli, provocando un fruscio, ma per il resto non si udivano altri uccelli, gli insetti tacevano e le foglie erano immote. A eccezione di qualche pesce curioso, attorno a lei c’erano solo l’acqua cupa e fredda, il bosco silenzioso e una debole brezza. Svuotò la mente e si lasciò trasportare dall’acqua n tutti gli anni che si era spinta sin lì per immergersi, non aveva mai incontrato anima viva. Gli abitanti del villaggio, situato poco distante dal podere, non vi si recavano mai e nessuno dei famigliari condivideva il suo amore per i bagni. La maggior parte di loro non sapeva nemmeno nuotare. Lo frequentavano solo alcuni animali che andavano lì ad abbeverarsi e gli stormi di anatre che vi tornavano anno dopo anno. Per il resto quel lago era soltanto suo. All’ennesimo schianto il bosco attorno a lei divenne di colpo un luogo minaccioso. Tentando di proteggersi, Illiana si strinse al petto i vestiti che non aveva fatto in tempo a infilarsi e si ritrovò davanti un ragazzo che si fermò di botto e la fissò. Era madido di sudore e sembrava nervoso. “Chi siete?” chiese Illiana ostentando una sicurezza che non provava. Indietreggiò sull’erba scivolosa mentre quello avanzava di un passo e faceva un cenno impaziente. “Il mio signore ti prega... vi prega di seguirmi”, proclamò. “Per favore, sbrigatevi, sono già in ritardo. Mi sono perso. Mi perdo sempre. Ora venite. Affrettatevi.”  Illiana non avrebbe potuto indietreggiare oltre, i cespugli e il sottobosco glielo impedivano, e il giovane le sbarrava il sentiero. “Ha detto che eravate disponibile. Per favore, non fate storie. Non so cosa mi farà se tornerò a mani vuote. È già irritato per qualche altro motivo.” Si passò una mano sulla fronte e inciampò su un ramo. “È sempre irritato.”  “Io non faccio storie”, osservò Illiana con la voce più calma che trovò. Nel frattempo si fece coraggio. Aveva una sola possibilità. Veloce come un fulmine, girò su se stessa e sparì tra la vegetazione, ma subito udì lo sconosciuto imprecare e rincorrerla. In men che non si dica il giovane l’agguantò per i capelli e la tirò indietro con forza. Illiana gridò, ma qualcosa calò sulla sua testa. D’un tratto divenne tutto nero e asfissiante e le sembrò di soffocare. Cercò di nuovo di strillare, ma lo spesso tessuto le venne premuto su naso e bocca. Poco dopo Philippe spalancò la porta dell’abitazione con un fracasso terribile. Il ragazzo avanzò di un altro passo e con un’espressione soddisfatta fece scivolare il fagotto a terra. ... “E questa che cos’è?” chiese Markus cambiando posizione e lasciando che la luce cadesse sui ricami della sua veste. Vedendo lo stemma che simboleggiava il suo cognome – Järv, il ghiottone –, alla giovane mancò il respiro. Bene, ora sapeva chi aveva davanti. ... Philippe si protese verso di lei, facendola trasalire, e sollevò una ciocca di capelli biondi verso il suo signore. “Capelli biondi, proprio come avevate detto», sottolineò il ragazzo.   “Ero sicuro che fosse lei.” Deglutì. ... “Chi sei?” le domandò ruotandole verso l’alto il palmo della mano. Tracce di terra sotto le unghie, ma per il resto la pelle era morbida e curata. Non si trattava di una sguattera e lo sguardo era troppo lucido per appartenere a una pazza. ... “Illiana Henriksdotter”, si affrettò infine a rispondere. Dunque non era una spia, proprio come aveva ipotizzato. “Dovresti tornare a casa”, osservò lui. Lei inarcò le sopracciglia, più scure dei capelli biondi. “Sì, ci ho pensato anch’io”, replicò seccamente. “Sei libera”, soggiunse Markus con un gesto di commiato. Non aveva intenzione di ostacolarla. “Davvero?”  “A meno che tu voglia restare, si capisce”, ribatté lui, perché la trovava così desiderabile e lui era talmente a digiuno... Non li capiva davvero i monaci, che vivevano nel celibato. “Potreste offrirmi il mantello”, gli propose lei. “Potrei.” Ma poiché non si mosse di un passo, Illiana gli lanciò un’occhiata truce e Markus sorrise tra sé. Era piccola come un topolino, ma aveva un carattere di ferro e non sembrava affatto scossa. Decise che l’avrebbe lasciata andare. A un tratto, però, Illiana vacillò. Fu questione di un attimo, lei riuscì a sorreggersi all’unica sedia nella stanza, ma Markus notò comunque il suo smarrimento. E si rese conto che forse era più sconvolta di quanto avesse creduto all’inizio. Dopotutto era solo una donna molto giovane che era stata rapita, per giunta senza vestiti. ... Mentre si trovava di fronte a lui, nuda e disorientata, e aveva visto il ghiottone ricamato sul suo petto, si era convinta che fosse giunta la sua ora, che l’avrebbe stuprata e fatta a pezzi. Era ancora molto turbata, tuttavia... Si torse sotto il mantello pesante e ruvido che le pizzicava la pelle. Più passava il tempo e più le sembrava che quell’uomo non avesse intenzione di violarla o ucciderla. Il sole splendeva sempre più vicino alle cime degli alberi e questo le ricordò di quanto si fosse fatto tardi: di lì a poco le campane avrebbero annunciato la funzione serale e lei mancava da casa da troppo tempo. Ormai dovevano chiedersi che fine avesse fatto. Cercò di tenere a bada il terrore. Osava a malapena pensare a cosa avrebbe detto la sua famiglia di quella faccenda. ...
Come se la caverà la povera Illiana e cosa succederà con Markus? Lasciatevi conquistare da questa attraente storia e spero che queste pagine abbiano esaltato il gusto del vostro caffè, come hanno fatto con me.